Niki de Saint Phalle a Milano. Al Mudec la splendida retrospettiva dedicata a una delle artiste più importanti del XX secolo
Si definiva ‘donna e artista’. E sicuramente Niki de Saint Phalle sfugge alle definizioni. Pittrice, scultrice, autrice di film sperimentali, performer… chi era Niki?
Le sue opere monumentali, tra cui parchi e sculture pubbliche, si intrecciano con una riflessione più personale e a volte struggente. Da un lato, è vista come una celebrità indipendente e orgogliosa della sua arte; dall’altro, la sua fragilità fisica e le numerose disuguaglianze e discriminazioni sociali a cui ha assistito nel corso della vita ne fanno emergere la sua umanità e sensibilità nei confronti dei più fragili.
Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 1930, La Jolla, 2002) è stata una delle artiste che maggiormente ha sfidato gli stereotipi di genere attraverso l’arte, esprimendo la propria identità attraverso la femminilità, la sensualità e l’amore per la vita come creazione.
D’altronde la sua complessità fa il paio con la complessità dell’epoca in cui è vissuta, un’epoca di grandi cambiamenti sociali e artistici – dal movimento femminista degli anni ’60 e ’70 al Nouveau Réalisme di cui lei stessa fu protagonista.
La mostra “Niki de Saint Phalle”, aperta fino al 16 febbraio per la prima volta in un grande museo civico italiano come il Mudec, celebra l’artista franco-americana conosciuta per le sue grandi e colorate Nanas, ma ne rivela anche il lato impegnato attraverso una diversa lettura della sua opera.
Approdano a Milano 110 opere, di cui una decina di grandi dimensioni, oltre a una selezione di opere su carta, video, vestiti della Maison Dior che ricordano anche il suo passato di modella nei bellissimi scatti fotografici che la ritraggono e che contemporaneamente raccontano al pubblico una visione personale molto “pop” dell’arte, intesa come percorso verso l’affermazione del femminile.
In otto sezioni si racconta la carriera dell’artista, dagli esordi fino agli ultimi lavori, in un ritmo diacronico e fortemente antologico, che ripercorre, attraverso il mondo colorato, polimorfo, tondeggiante e materno delle sue Nanas (e non solo), una vita personale molto meno gioiosa.
Negli anni l’artista ha dovuto spesso distruggere per elaborare il dolore e per poi ricostruire, rompendo gli schemi attraverso intense provocazioni, per lasciare alla fine un’impronta duratura nel mondo dell’arte.
In particolare il percorso della mostra propone gli esordi, tra Europa, Stati Uniti e Italia (ma anche Creta, Egitto, India, Messico), in cui Niki si rivolge all’arte per esprimere il suo dissenso, per reagire al dolore e alla violenza subita dalle donne, con performance violente, mentre emerge il tema delle Nanas, simbolo di una nuova società matriarcale.
Grande amante del patrimonio artistico italiano, Saint Phalle realizza a Capalbio un parco di sculture, il suo capolavoro di scultura monumentale pubblica: il Giardino dei Tarocchi.
Gli Spari degli inizi, manifesto femminista ante-litteram, gesto di rabbia e di frustrazione nei confronti del sistema che esclude le donne dal potere, di forte anticlericalismo, lasciano posto ad assemblaggi di oggetti in plastica e tessuto che riproducono le fattezze di donne partorienti, di spose cadaveri e di corpi femminili mutilati di gambe o braccia.
Di fianco a queste opere di denuncia, l’artista crea donne forti, possenti, più grandi degli uomini per poterli superare, non più odalische passive, ma nuove dee che rivendicano pari poteri e opportunità” (Lucia Pesapane).
Dopo anni di rabbia, frustrazione e angoscia, arriva finalmente un periodo di gioia. Siamo alla fine degli anni Sessanta e Settanta, gli anni delle Nanas, “la versione pop della Grande Madre dei miti arcaici – spiega la curatrice – moderne Veneri di Willendorf dal corpo abbondante che si espande in una gravidanza cosmica.”
Felici e robuste, si fanno sempre più grandi e aprono il loro corpo per diventare Nana-case in cui vivere, sognare o ritrovarsi.
Policrome, gioiose e potenti, sexy, rotonde e sportive, libere dagli stereotipi imposti dalla moda, le Nanas veicolano un’immagine del corpo il cui messaggio sociale oggi potremmo incasellare nel termine di “body positivity”.
Il Giardino dei Tarocchi di Capalbio rappresenta le 22 carte degli arcani maggiori del tarocco attraverso 22 sculture colorate, alcune delle quali monumentali e penetrabili, coperte di mosaici e di ceramiche variopinte.
Negli anni Settanta continua la denuncia senza filtri dei “ruoli femminili” con la serie delle “Madri divoratrici”, altro bersaglio da fare a pezzi.
Un video mette in scena l’odio verso il padre per la violenza subita all’età di dodici anni, uccidendolo simbolicamente con 17 colpi di fucile.
L’interesse a tutte le culture del mondo, che si tratti di arte messicana, amerindiana, italiana o orientale, porta Niki a un metissaggio fecondo, rispettosa delle differenze che la porta a creare un legame spontaneo con le collezioni etnografiche del Mudec.
Infine, dopo il trasferimento a San Diego nel 1993 per motivi di salute, Niki de Saint Phalle immagina un parco di sculture in onore di un’altra divinità femminile: Queen Califia’s Magical Circle. Attorno alla dea Califia posizionata al centro del parco, si snoda un muro a forma di serpente che circonda otto totem, rappresentanti gli animali simbolo della cosmogonia mesoamericana. Tre di questi sono in mostra in questa sezione.
Tra le opere tardive, infine, in mostra in quest’ultima sezione anche alcune opere della serie dei Teschi, un tema che simboleggia il suo modo di affrontare l’avanzare dell’età. “Come sempre l’artista affronta le difficoltà cercando di apportare gioia e consolazione attraverso l’arte. Ed ecco che i suoi teschi brillano, luccicano, scintillano. ” (L. Pesapane).
“Niki de Saint Phalle”, a cura della critica d’arte Lucia Pesapane, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e che vede come Institutional Partner Fondazione Deloitte, è resa possibile grazie alla collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation
L’occasione di vedere a Milano l’opera di Niki de Saint Phalle in mostra al Mudec diventa ancora più unica perché nello stesso periodo sarà possibile ammirare le opere di un altro grande artista, Jean Tinguely, suo marito, in mostra presso Hangar Bicocca dal 10 ottobre.
Niki de Saint Phalle
Mudec, Milano
Fino al 16 febbraio 2025
Catalogo 24 ORE Cultura
Franca D.Scotti
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