8 Marzo 2021: si può davvero celebrare la Festa della Donna in epoca Covid?
Anche quest’anno si è festeggiata la Giornata Internazionale della Donna. Anche quest’anno, per la seconda volta dall’inizio della pandemia, questa ricorrenza porta a galla disuguaglianze e crisi che minano l’indipendenza e la libertà femminile
Proprio ieri (8 Marzo) si è celebrata la Festa della Donna. O meglio, la Giornata Internazionale della Donna. Una ricorrenza controversa. Che secondo molti non dovrebbe neanche esistere.
La domanda è sempre la stessa: “Perché non esiste anche una festa degli uomini?”. “Non è che celebrare una festa dedicata alle donne è già di per sé motivo di disuguaglianza?”.
Tra riflessioni e domande parliamo di dati concreti. Quelli legati alla crisi economica e occupazionale. Sempre più dilagante con l’avvento del Covid-19. Che ha colpito soprattutto l’universo femminile.
WeWorld ci offre statistiche preoccupanti
WeWorld è una Onlus che si batte per difendere i diritti dei più deboli (donne e bambini). Per garantire loro salute, istruzione e protezione da abusi e maltrattamenti.
Secondo attente analisi e dati Istat, il Covid-19 ha tolto il lavoro a 99mila donne. Contro i 2mila uomini.
Sono le donne le prime vittime della pandemia. Sia dal punto di vista economico che sociale. Le disoccupate hanno rinunciato a cercare lavoro (1 su 4). Le occupate hanno paura di perderlo (1 su 2).
Marco Chiesara, Presidente WeWorld commenta questi dati
“La ricerca fotografa una situazione di esclusione delle donne con radici profonde, ma che si è amplificata nell’ultimo anno. Questa stessa percezione arriva dai nostri operatori e operatrici sul campo, che lavorano in diverse città italiane a supporto di donne e bambini, e dalle tante richieste di aiuto arrivate: donne lasciate sole, a far fronte a un carico enorme dal punto di vista familiare, professionale e psicologico. Questa situazione ha accomunato tutte le donne italiane, ma diventa drammatica e si guarda alle aree più arginali e alle periferie, da Nord a Sud: è da qui che bisogna partire, con urgenza, per invertire la rotta”.
Cos’è il gender pay gap?
La differenza salariale che c’è tra uomini e donne.
L’Italia, purtroppo, è uno dei Paesi dell’Europa in cui questo divario è più profondo. Altro che Festa della Donna.
Una situazione drammatica, sottolineata anche dal neo Presidente del Consiglio Mario Draghi
“A fronte dell’esempio di molte italiane eccezionali in tutti i campi, anche nella normalità familiare, abbiamo molto, moltissimo da fare per portare il livello e la qualità della parità di genere alle medie europee. La mobilitazione delle energie femminili, un non solo simbolico riconoscimento della funzione e del talento delle donne, sono essenziali per la costruzione del futuro della nostra nazione”.
Il gender pay gap si riferisce non solo alla garanzia di pari condizioni economiche. Ma anche pari opportunità competitive tra generi.
Le donne devono avere le stesse possibilità di tempo ed energie da dedicare alla carriera. Perciò, non si deve più parlare di “scelta” tra famiglia e lavoro.
Per la prima volta dal 2014 anche l’imprenditoria femminile subisce un arresto. Dovuto all’avvento del Covid-19.
Calano le imprese guidate da donne (0,29%). E le attività da loro dirette sono nettamente meno rispetto al 2019 (-4mila).
Senza pensare al lavoro sommerso. Altra piaga del nostro Paese. Che con l’avvento del Covid-19 è aumentato drasticamente. Soprattutto per quanto riguarda attività di cura e assistenza domestica.
Anche il giorno della Festa della Donna le cure famigliari sono ancora considerate “lavoro femminile”
Il 38% di loro si fa carico da sola di anziani e bambini. Le donne tra 25 e 34 anni sono concentrate sui figli. Quelle tra i 45 e i 54 su genitori anziani e non autonomi. Carico che si ingigantisce ora che, causa Covid, siamo chiusi in casa.
E le conseguenze psicologiche?
Il 76% delle donne ha meno voglia di pensare al futuro. E ad eventuali progetti per la propria vita.
Le più giovani (18-34 anni) sono coloro che hanno più sofferto delle conseguenze della pandemia. Soprattutto per quanto riguarda mancanza di relazioni e autostima.
La mancanza di lavoro e stimoli portano a conseguenze allarmanti. Sempre più donne sono costrette a dipendere economicamente dai partner. Sentendosi inutili e di poco aiuto alla famiglia. Tutto ciò porta, nei casi peggiori, ad ansia, attacchi di panico e depressione.
Festa della Donna: solo l’indipendenza apre la strada alla libertà
In Italia ogni 30 secondi una donna subisce violenza. E ogni 3 giorni una di noi viene uccisa.
Questo orrore spesso avviene sotto gli occhi di figli e familiari. Che, nonostante le denunce della vittima, dichiarano di non avere ricevuto nessun aiuto dalle istituzioni competenti.
Cosa fare quando non c’è lavoro? E la libertà ci viene tolta?
Cosa dire alle donne imprigionate tra le mura domestiche. Costrette a dividere il letto con il loro aguzzino. Perché dovrebbero denunciare se nessuno le ascolta? E se le condizioni di disagio sociale e dipendenza economica le costringono a rimanere dove sono?
WeWorld, con la campagna #maipiùinvisibili pensa a loro
E proprio nella data della Festa della Donna ha lanciato la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi #maipiùinvisibili. Che cerca di donare voce a chi non ne ha. E la possibilità di vedere una luce nel buio più nero.
Come fare? Condividi la storia di una delle donne aiutate dalla Onlus. Scrivi sulla mano “Io sono + il nome della donna protagonista”. Scatta una foto e pubblicala sui social. Taggando @WeWorldOnlus (Facebook) o @weworld.onlus (Instagram) accompagnato dal testo della storia.
Un progetto che deve essere condiviso anche dagli uomini
Perché da sole non possiamo sperare di cambiare la mentalità profondamente maschilista del nostro Paese. Una mentalità che ci venera il giorno della Festa della Donna. Ma ci costringe ai peggiori abusi fisici e psicologici nel resto dell’anno.
Io sono Giulia
“La mia storia con il mio ex marito è iniziata solo due anni fa, ma li sento pesare come macigni. “Sei stupida”, “non sai fare niente”, “dammi il tuo cellulare”. A ripensarci oggi, non so spiegarmi come ho potuto sopportare gli insulti, i divieti, gli schiaffi e gli spintoni; anche mentre ero incinta. So solo che avevo paura e che ormai ero isolata dal resto del mondo. Puntualmente arrivavano le sue scuse e io ho voluto crederci, finché non ho potuto più. Quando ha iniziato a rivolgere le sue grida anche a nostra figlia Isabella, ho
raccolto tutto il coraggio del mondo, ne ho parlato con la mia famiglia e poi ho chiesto aiuto allo Spazio Donna di WeWorld. Io e Isabella, che tra poco compirà un anno, siamo scappate insieme. Gli schiaffi e gli insulti del mio ex marito continuano a perseguitarmi nei miei incubi. Forse anche in quelli della mia bambina, ma ci siamo salvate. Sono stata fortunata perché sono stata ascoltata in tempo.” Giulia
Per saperne di più: www.weworld.it/sostienici
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