La mostra aperta al Museo Poldi Pezzoli di Milano apre una serie di riflessioni sulla moda contemporanea
Ideata e curata da Maria Luisa Frisa, realizzata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e del Comune di Milano, la mostra fino al 4 maggio è una interessantissima officina di studio e documentazione sul concetto di moda.
La mostra prende spunto da quelle Lezioni Americane di Italo Calvino, che l’autore avrebbe dovuto tenere nell’autunno del 1985 all’Università di Harvard.
Il titolo dato dallo scrittore era Six Memos for the Next Millennium. Così Memos, parola incisiva e ampia, è titolo dell’esposizione.
Sotto forma di esposizione, una serie di abiti accompagna una riflessione antropologico-sociale sull’industria della moda.
La lettura di Calvino genera oggi una domanda fondamentale: può la moda, nel suo essere industria culturale, sistema di comunicazione, territorio ricco e problematico, essere considerata pratica scientifica e poetica, e quindi naturalmente letteraria?
La mostra utilizza le parole di Calvino come dispositivi per riflettere sulle trasformazioni e le permanenze della moda.
Memos si propone così di costruire un “discorso sul metodo”, ovvero una riflessione sulla curatela di moda e sulla sua capacità di gestire i diversi prodotti della moda stessa: non solo gli oggetti, ma anche le immagini e le parole.
Maria Luisa Frisa riflette sulla pratica del fashion curating e concepisce la mostra coinvolgendo Judith Clark per l’exhibition making e Stefano Tonchi con un progetto visuale.
La mostra è insieme opera aperta e atteggiamento scientifico e poetico, esercizio “di ricerca e di progettazione, di scoperta e invenzione.”
Teatro di questo esercizio è il Museo Poldi Pezzoli: la casa-museo di via Manzoni,
nel cuore del tessuto urbano di Milano, a due passi dalla Scala, e vicina
alle destinazioni iconiche della moda milanese, da via Montenapoleone
a via Spiga.
La casa-museo, nata nella seconda metà dell’ottocento per ospitare la collezione del suo fondatore, Gian Giacomo Poldi Pezzoli, è stata anche il luogo di una serie di mostre di moda, come 1922-1943: Vent’anni di moda italiana (1980) a cura di Grazietta Butazzi, che hanno guardato alla moda come campo di indagine storica, critica e curatoriale.
Grazie alla preziosa collaborazione del Comune di Milano – Raccolte Storiche, Costume Moda Immagine di Palazzo Morando saranno presenti in mostra alcuni abiti esposti nel 1980 in occasione della rassegna curata da Butazzi.
La selezione degli oggetti: abiti, riviste ed ephemera che fanno parte delle storie della moda, e che contribuiscono ad articolare il percorso espositivo in una sequenza di memos tridimensionali, include tra gli altri abiti di GIORGIO ARMANI, J.W. ANDERSON per OEWE, ARTHUR ARBESSER, DEMNA GVASALIA per BALENCIAGA, BOBOUTIC, RICCARDO TISCI per BURBERRY, KARL LAGERFELD per CHANEL, GABRIELE COLANGELO, MARIA GRAZIA CHIURI per DIOR, MARCO DE VINCENZO, FENDI, MARIA SOLE FERRAGAMO, PAUL ANDREW per SALVATORE FERRAGAMO, ALESSANDRO MICHELE per GUCCI, MAISON MARTIN MARGIELA, FRANCESCO RISSO per MARNI, NOIR per MONCLER GENIUS, MOSCHINO, MSGM, FAUSTO PUGLISI, PRADA, PIER PAOLO PICCIOLI per VALENTINO, GIAMBATTISTA VALLI, RANDOM IDENTITIES, VERSACE.
Il catalogo ha la dimensione di quello della collezione del Poldi Pezzoli:
lo articolano immagini degli abiti e degli oggetti in mostra fotografati
negli spazi del museo della coppia di fotografi Coppi Barbieri e testi
di Maria Luisa Frisa, Judith Clark, Gabriele Monti, Stefano Tonchi che
mettono a fuoco i riferimenti e le intenzioni del progetto Memos.
Franca D.Scotti
Marzo 2020