MUNCH Il grido interiore. Una grande retrospettiva a Palazzo Reale di Milano sul pittore norvegese, protagonista del XX secolo
MUNCH Il grido interiore è la grande mostra in corso a Palazzo Reale di Milano fino al 26 gennaio 2025, promossa da Comune di Milano – Cultura con il patrocinio del Ministero della Cultura e della RealeAmbasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo.
MUNCH Il grido interiore 01_Edvard Munch, Starry Night
Ne emerge un ritratto profondo e intensissimo di Edward Munch, tra i protagonisti indiscussi nella storia dell’arte moderna, uno dei principali artisti simbolisti del XIX secolo, precursore dell’Espressionismo, oltre a essere un maestro nell’interpretare le ansie e le aspirazioni più profonde dell’animo umano.
In evidenza i traumi che segnarono la sua vita fin dall’infanzia in Norvegia: la perdita prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen.
Traumi che l’hanno segnato e l’hanno spinto a indagare il linguaggio pittorico alla ricerca di una espressione originale della complessità psicologica.
MUNCH Il grido interiore Pikene pa broen, 1927
Insieme con l’esplorazione dell’anima, Munch osserva la natura come forma animata e sinergica con l’animo umano.
Da qui una pittura profondamente simbolista, in cui i cieli rossi e le onde di colore esprimono con intensità i movimenti interiori. Fino al famoso Urlo che esprime insieme angoscia spirituale e inquietudine del mondo.
Negli anni Ottanta del Novecento l’artista si recò a Parigi dove assorbì le influenze impressioniste e postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo, drammatico, ma soprattutto un approccio psicologico.
A Berlino scandalizzò il pubblico con la sua prima personale e da allora venne percepito come l’artista eversivo e maledetto.
Con la produzione di stampe e il successo, arrivò ad una forma di esaurimento nervoso e al ricovero in sanatorio a partire dalla fine degli anni Novanta del XIX secolo.
Relazioni amorose dolorose, un traumatico incidente e l’alcolismo – vivendo la vita “sull’orlo di un precipizio” – lo portarono a un crollo psicologico per il quale cercò di recuperare in una clinica privata tra il 1908 e il 1909.
Dopo aver vissuto gran parte della sua vita all’estero, l’artista quarantacinquenne tornò in Norvegia, stabilendosi al mare, dipingendo paesaggi e dove iniziò a lavorare ai giganteschi dipinti murali che oggi decorano la Sala dei Festival dell’Università di Oslo. Queste tele, le più grandi dell’Espressionismo in Europa, riflettono il suo sempre vivo interesse per le forze invisibili e la natura dell’universo.
Nel 1914 acquistò una proprietà a Ekely, Oslo, dove, da celebre artista internazionale, continuò il suo lavoro sperimentale fino alla morte, avvenuta nel 1944, appena un mese dopo il suo ottantesimo compleanno.
I volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’uso potente del colore, la necessità di comunicare dolori indicibili e umanissime angosce sono riusciti a trasformare le sue opere in messaggi universali e Munch è diventato uno degli artisti più iconici del Novecento.
La mostra di Milano ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un processo creativo che sintetizza ciò che l’artista ha osservato, quello che ricorda e quanto ha caricato di emozioni.
Altre opere, invece, cercano di immortalare le forze invisibili che animano e tengono insieme l’universo. Precursore dell’Espressionismo e persino del Futurismo del XX secolo nella sua esplorazione delle forze impercettibili, oggi continua a “parlare” alle visioni interiori e alle preoccupazioni anche di noi, uomini e donne dell’età moderna. Nelle sue creazioni Munch punta a rendere visibile l’invisibile.
MUNCH stanza immersiva
La mostra – curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo di Munch, in collaborazione con Costantino D’Orazio per il supporto nella redazione dei testi di approfondimento in mostra – racconta tutto l’universo dell’artista, il suo percorso umano e la sua produzione grazie a un percorso di 100 opere, tra cui una delle versioni litografiche de L’Urlo (1895) custodite a Oslo, La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).
Ad arricchire la mostra milanese, è previsto un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell’artista e ad espandere i temi delle sue opere.
Informazioni e prenotazioni
T +39 02 892 99 21
Franca D.Scotti